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Il contadino mondiale e l’eco-comunismo

di Baldassarre Caporali

quadro 1
Fabbrica, natura e piantagione: lo stesso padrone

L’ accumulazione capitalistica, fin dai suoi inizi, a partire dall’accumulazione originaria, ha predato uomini e terre in uno spazio planetario, ha costituito il proprio meccanismo di produzione e ha generato i movimenti convergenti e spiraliformi delle merci e del denaro in un’economia-mondo. Così il dominio coloniale è presto divenuto una fondamentale condizione dell’accumulazione capitalistica,  della riproduzione allargata dei suoi rapporti e delle sue strutture. Marx ha enucleato con precisione questo nesso: “La scoperta delle terre aurifere e argentifere in America, lo sterminio e la riduzione in schiavitù della popolazione aborigena, seppellita nelle miniere, l’incipiente conquista e il saccheggio delle Indie Orientali, la trasformazione dell’Africa in una riserva di caccia commerciale delle pelli nere, sono i segni che contraddistinguono l’aurora dell’era della produzione capitalistica. Questi procedimenti idillici sono momenti fondamentali dell’accumulazione originaria. Alle loro calcagna viene la guerra commerciale delle nazioni europee, con l’orbe terracqueo come teatro”. Qui siamo in un quadro mercantilistico, con le monarchie assolute o i primi parlamenti che distribuiscono le concessioni e con un capitale, ancora prevalentemente commerciale e bancario, che non ha pienamente concentrato la forza-lavoro; eppure il terreno dello sfruttamento coloniale è già stato preparato, a cominciare dalla piantagione, una forma di organizzazione schiavistica del lavoro più vicina alla fabbrica moderna che alla schiavitù antica, nelle sue differenti tipologie. Tuttavia, soltanto alla fine del XIX secolo, con i monopoli e con le “società finanziarie giganti”, con gli Stati-nazione consolidati e con i grandi eserciti nazionali, con il coinvolgimento del piccolo risparmio negli investimenti economici d’oltremare e con il prestito internazionale, le vecchie forme di colonialismo si inseriscono in un nuovo processo di accumulazione capitalistica, in un processo che assorbe e consuma le colonie come margini di espansione sempre rinnovati, nella stretta che il processo subisce tra la lotta di classe proletaria e i suoi squilibri interni. Ed ecco allora l’imperialismo moderno, cui Lenin ha attribuito, con qualche forzatura evoluzionistica, le caratteristiche di uno sbocco di tendenze capitalistiche precedenti.