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Le Parole e le Cose

Il Colonialismo è un sistema (1956)

di J.P. Sartre

L’importanza di queste pagine di Sartre risiede nell’illustrazione dei meccanismi sociali del dominio coloniale come funzione specifica della società capitalistica. Potremmo dire, come il sottosistema di un sistema. Ne risulta un quadro penetrante, preciso e quasi didascalico, delle connessioni più evidenti e, proprio per questo, più essenziali.

Tuttavia, l’analisi di Sartre è calibrata teoricamente sul caso particolare dell’Algeria e, per quanto vengano sviluppate le linee di un disegno generale, alcuni elementi appartengono esclusivamente a quella storia e connotano in modo peculiare i territori dell’impero coloniale francese.

  Voglio mettervi in guardia contro quella che si può chiamare la <<mistificazione neocolonialista>>.

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Azioni Partigiane

Riflessioni sulla Palestina

di Collettivo MillePiani Arezzo

1. Resistenza e Rivoluzione in Palestina

Il genocidio che lo Stato neocoloniale israeliano sta perpetrando sui palestinesi di Gaza e della Cisgiordania, un genocidio che strazia le sue vittime con tutta la sproporzione tecnica dei suoi mezzi offensivi, a cominciare dal calcolato piano generale – amministrativo, militare ed etnico – inflessibilmente seguito, si scontra tuttavia con un ostacolo, poiché viene contrastato, e quindi indebolito, nella sua furia genocida, dalla irriducibile Resistenza di mobilissime formazioni di fedayyin, che spuntano improvvise e che scompaiono prontamente in quelle distese di macerie che una volta erano gli edifici di Gaza. Il genocidio sta dentro una guerra implacabile: una guerra di sterminio, da una parte; una guerra di liberazione dall’altra. Questo è il senso storico e politico di quanto sta avvenendo in Palestina, dal quale non si può assolutamente prescindere, in un’azione di massa che miri a dare forza e valore all’espressione “Palestina libera”, gridata in tutte le piazze. Infatti, se non si appoggia, se non si rende visibile, se non si dà un volto politico alla “lotta di liberazione armata” del popolo palestinese, la parola d’ordine “Palestina libera” diviene semplice coreografia. Occorre pertanto rendere netto e inconfondibile il profilo della lotta di liberazione armata dei palestinesi e, contemporaneamente, occorre adoperarsi con tutte le nostre forze per conquistare le masse popolari occidentali a un deciso e completo “riconoscimento” di questa guerra popolare di liberazione. Come per la Repubblica spagnola, aggredita nel ’36 dall’imperialismo nazifascista, e per il Vietnam bombardato con il Napalm dall’imperialismo statunitense negli anni Sessanta, una mobilitazione internazionalista sostenne il peso di una lotta comune, così oggi, di fronte alla “soluzione finale” avanzante a Gaza con gli aerei e i blindati israeliani, diventano urgenti le idee e le parole d’ordine internazionaliste per sostenere fino in fondo e senza perifrasi la Resistenza palestinese.

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Disfattismo Rivoluzionario

Solo Gas

di Compagno Giabba

Le sirene urlano già minacciando la città,

brucia un auto e un po’ più in là una vetrata cade giù,

un antifurto grida che di giustizia non ce n’è!

Solo pietre e rumori devastanti che divengono assordanti

 

Solo gas intorno a me, solo caos intorno a me                       3 volte

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Le Parole e le Cose

Piccolo abecedario portatile

di Baldassarre Caporali

Aggiornamento

Centenario

Comunicazione

Debito

Democrazia

Disoccupazione

Ecologia

Elezioni

Europa

Fascismo

Genere

Gentrificazione

Grattacielo

Informatizzazione

Merito

Migrazioni

Norma

Sicurezza

Sindacato

Sinistra

Sovranità

Studenti

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Disfattismo Rivoluzionario

ANNI DI PIOMBO. O NO

di Rolando D’Alessandro

La lettura del libro “Spingendo la notte più in là”, di Mario Calabresi (500.000 copie vendute nel 2007 ed altre decine di migliaia fino ad oggi, letto nelle scuole) mette allo scoperto i meccanismi con cui nella nostra società si crea l’egemonia narrativa.

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Disfattismo Rivoluzionario

Guardarsi intorno

di Rolando D’Alessandro

Nell’autunno di cinque anni fa in Catalogna si verificavano una serie di eventi  che per un breve periodo attirarono l’attenzione dei media europei. 

Un movimento che gran parte della sinistra scelse d’ignorare o anatemizzare mediante l’assegnazione dell’etichetta di “nazionalista”, risparmiandosi così il disturbo di analizzare attentamente quel conflitto, banalizzato da una lettura binaria, semplicista, di quelle che piacciono tanto a giornalisti e burocrati.

Pochi, pochissimi, si sono da allora presi la briga di scendere dall’alto delle proprie torri ed osservare che cosa succedeva realmente in quel piccolo territorio europeo. 

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General

Lettera aperta ai “compagni antifascisti” all’indomani delle elezioni del 25 settembre

di Silvia Detti

Cari compagni antifascisti, che vi stracciate le vesti per la Meloni al governo, vi voglio raccontare una cosa. Quando mi sono svegliata, stamattina, mi veniva da piangere a pensare che stavolta ce li abbiamo davvero i fascisti al governo.

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General

Il contadino mondiale e l’eco-comunismo

di Baldassarre Caporali

quadro 1
Fabbrica, natura e piantagione: lo stesso padrone

L’ accumulazione capitalistica, fin dai suoi inizi, a partire dall’accumulazione originaria, ha predato uomini e terre in uno spazio planetario, ha costituito il proprio meccanismo di produzione e ha generato i movimenti convergenti e spiraliformi delle merci e del denaro in un’economia-mondo. Così il dominio coloniale è presto divenuto una fondamentale condizione dell’accumulazione capitalistica,  della riproduzione allargata dei suoi rapporti e delle sue strutture. Marx ha enucleato con precisione questo nesso: “La scoperta delle terre aurifere e argentifere in America, lo sterminio e la riduzione in schiavitù della popolazione aborigena, seppellita nelle miniere, l’incipiente conquista e il saccheggio delle Indie Orientali, la trasformazione dell’Africa in una riserva di caccia commerciale delle pelli nere, sono i segni che contraddistinguono l’aurora dell’era della produzione capitalistica. Questi procedimenti idillici sono momenti fondamentali dell’accumulazione originaria. Alle loro calcagna viene la guerra commerciale delle nazioni europee, con l’orbe terracqueo come teatro”. Qui siamo in un quadro mercantilistico, con le monarchie assolute o i primi parlamenti che distribuiscono le concessioni e con un capitale, ancora prevalentemente commerciale e bancario, che non ha pienamente concentrato la forza-lavoro; eppure il terreno dello sfruttamento coloniale è già stato preparato, a cominciare dalla piantagione, una forma di organizzazione schiavistica del lavoro più vicina alla fabbrica moderna che alla schiavitù antica, nelle sue differenti tipologie. Tuttavia, soltanto alla fine del XIX secolo, con i monopoli e con le “società finanziarie giganti”, con gli Stati-nazione consolidati e con i grandi eserciti nazionali, con il coinvolgimento del piccolo risparmio negli investimenti economici d’oltremare e con il prestito internazionale, le vecchie forme di colonialismo si inseriscono in un nuovo processo di accumulazione capitalistica, in un processo che assorbe e consuma le colonie come margini di espansione sempre rinnovati, nella stretta che il processo subisce tra la lotta di classe proletaria e i suoi squilibri interni. Ed ecco allora l’imperialismo moderno, cui Lenin ha attribuito, con qualche forzatura evoluzionistica, le caratteristiche di uno sbocco di tendenze capitalistiche precedenti. 

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Disfattismo Rivoluzionario

Madre Coraggio e i suoi figli – MUTTER COURAGE UND IHRE KINDER

di Rosa Rossa

Cronache della Guerra dei Trent’anni

B. Brecht (1938-39)

Fantasticheria: nei teatri e anche nelle piazze d’Italia e d’Europa, nello stesso giorno, viene messo in scena il capolavoro di B. Brecht Madre Coraggio e i suoi figli – Mére courage et ses enfantes – Mutter Courage und ihrekinder – Coraje de madre y sus hijos – Mother Courage and Her Children – Moder Mod Och Hennes Barn – Odwaga Matki i Jej Dzieci – Curajul Mamei și Copiii EiМамаша Кураж и её дети – Μάνα Κουράγιο και τα παιδιά της…

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Disfattismo Rivoluzionario

Niente di nuovo sul fronte orientale

di RotPeter

Utilizzerò un’espressione di uso comune per dare l’idea della sensazione che prevale in questi giorni tristi: pare di esser passati dalla padella alla brace. Mentre le scosse telluriche della crisi pandemica danno cenni di assestamento ecco che un nuovo scenario apocalittico si prende la briga di far tremare la terra. L’emergenza prosegue ad libitum, la promessa di un ritorno alla “normalità” (quale normalità?!) è costantemente posticipata. Emergenza a vita in funzione dell’indebitamento a vita. E così, senza soluzione di continuità, abbiamo una guerra come prosecuzione della pandemia, i mezzi però sono più o meno gli stessi.