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Le Parole e le Cose

La Babele ambientale, la trappola climatica e l’inganno del capitale

1) L’oblio dell’ambiente e l’unica questione ricorrente

Nell’attuale frangente storico, funestato dai molteplici scenari di guerra che ormai strutturalmente accompagnano le contraddizioni e le convulsioni del sistema capitalistico-imperiale a guida USA -la cui centralità e leadership è più che mai messa in discussione nelle regioni del mondo non coincidenti con l’occidente collettivo- l’interesse per lo stato dell’ambiente e per le molteplici crisi ecologiche è di fatto marginalizzato, se non addirittura rimosso. Ma fino a ieri (e nulla ci lascia presagire un cambio di passo nell’immediato futuro) il dibattito ecologico è stato soggetto a un processo di semplificazione e allo stesso tempo di comprensibile proliferazione di discorsi, tale da rappresentare in maniera esemplare una assoluta babele comunicativa.                                                                                                                        La semplificazione, evidente a chiunque si sia anche in misura minima interessato a questioni ambientali, sta nella riduzione della complessità e della portata di queste ultime al solo tema dell’alterazione climatica, unico problema onnipresente nella comunicazione mediatica degli ultimi decenni.                                                                                                   In questo modo sono aggirate e di fatto rimosse questioni annose e rilevantissime come l’avvelenamento di migliaia di corsi d’acqua, l’inquinamento dei mari, la diffusione incontrollata di plastiche (generalmente in forma di microparticelle) nelle acque e nei suoli, l’inquinamento dell’aria dovuto a tutte le tipologie di emissione di gas e polveri sottili provenienti dagli apparati industriali, dagli impianti di riscaldamento e dalla mobilità globale, la congestione delle metropoli, la distruzione delle foreste, la contaminazione dei sottosuoli imbottiti di ogni sorta di rifiuti tossici, la riduzione della fertilità dei terreni, l’assottigliamento dello strato di permafrost, la progressiva e drammatica riduzione della biodiversità. 

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Le Parole e le Cose

Il Colonialismo è un sistema (1956)

di J.P. Sartre

L’importanza di queste pagine di Sartre risiede nell’illustrazione dei meccanismi sociali del dominio coloniale come funzione specifica della società capitalistica. Potremmo dire, come il sottosistema di un sistema. Ne risulta un quadro penetrante, preciso e quasi didascalico, delle connessioni più evidenti e, proprio per questo, più essenziali.

Tuttavia, l’analisi di Sartre è calibrata teoricamente sul caso particolare dell’Algeria e, per quanto vengano sviluppate le linee di un disegno generale, alcuni elementi appartengono esclusivamente a quella storia e connotano in modo peculiare i territori dell’impero coloniale francese.

  Voglio mettervi in guardia contro quella che si può chiamare la <<mistificazione neocolonialista>>.

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Le Parole e le Cose

Piccolo abecedario portatile

di Baldassarre Caporali

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Gentrificazione

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Sovranità

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Le Parole e le Cose

Contro il politicamente corretto, contro-discorso 2

di Rosa Rossa

Disabile – Diversamente abile – Diversabile 

Ovvero

 Come imparammo a distanziare il corpo e vivere felici

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Le Parole e le Cose

Contro il politicamente corretto, contro-discorso 1

di Rosa Rossa

Persona di colore

Questo non è un saggio. Questo non è un aforisma. Questo non è un proclama. Questo è un contro-discorso. Non sarà specialistico, non sarà dotto, non sarà forbito, e politicamente sarà molto scorretto.

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Le Parole e le Cose

Frammenti anti-sviluppisti

di Tom Joad

“Lo stato non è qualcosa di fisico che può essere distrutto da una rivoluzione, ma una condizione, una certa forma di rapporto sociale tra gli esseri umani, un modello di comportamento umano; lo distruggiamo adottando altre forme di rapporto, comportandoci in modo diverso”. – Gustav Landauer

L’anti-sviluppismo non è una nuova ideologia o una teoria sociologica. È una riflessione critica al concetto borghese di progresso e la lotta contro il capitalismo in difesa del territorio è la sua caratteristica principale. Riflessioni che si trovano in Mumford, Bookchin, Illich, Ellul, Polanyi, sedimentate con Anders, Klunstler, Kaczynski o Arendt. È però la pratica di questa riflessione critica a permetterci di tracciare linee di fuga.